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Sabino Sole, il futuro italiano

Il classe 2006 sarà il più giovane laterale azzurro a Baku 

SABINO SOLE, IL FUTURO ITALIANO – Sabino Sole, classe 2006, è un playmaker delle giovanili dell’Avellino, sua città natale. Grazie alla passione del padre, calciatore molto promettente a livello giovanile, Sabino, all’età di tre anni, ha iniziato a tirare i primi calci al pallone nel garage di casa.

Dopo aver cambiato diverse squadre da giovanissimo, tra cui si ricorda il San Tommaso, a 13 anni firma il primo contratto con l’Avellino under 15, nonostante fosse un anno più giovane rispetto ai suoi compagni di squadra.

Successivamente ha fatto la classica trafila delle giovanili e ora si ritrova titolarissimo e capitano dell’under 17. Nella seconda parte di campionato di quest’anno ha brillato particolarmente e ciò gli ha permesso di essere convocato diverse volte in prima squadra per gli allenamenti.

La prima chiamata

Abbiamo iniziato l’intervista focalizzandoci sulla convocazione per la Friendly Cup che si giocherà a Baku. “La chiamata per questo torneo internazionale è stata assolutamente inaspettata, è la prima volta che vengo convocato con la Nazionale C6. Non ho mai partecipato ad un’avventura così grande e importante. Le emozioni che questa chiamata mi ha suscitato sono incommentabili, mi ha lasciato di stucco. All’inizio non ci credevo nemmeno e pensavo fosse uno scherzo.” 

Le ambizioni

Sabino ha poi proseguito facendo una panoramica sul gruppo e sulle ambizioni. “Non ho ancora avuto la fortuna di conoscere personalmente il gruppo dei convocati ma ci sentiamo quasi ogni giorno su WhatsApp. Il capitano, Marco Vascello, ha un ruolo fondamentale, poiché funge da chioccia dandoci svariati aiuti e consigli. A livello di aspettative personali non ne ho di particolari, spero di giocare al mio meglio. La squadra invece ha ambizioni altissime, puntiamo alla vittoria per dare visibilità a questo sport.”

La paura di non partire

Con il sorriso stampato in faccia ci ha poi parlato di sé: “La mia stagione con l’Avellino è terminata però io continuo ad allenarmi con loro per rimanere in forma per la Friendly Cup. Inizialmente pensavo che la mia società non mi permettesse di viaggiare con la Nazionale, poiché avevo paura che temessero un mio infortunio dato che ho già subito in passato un grave infortunio al ginocchio, ma per fortuna non hanno opposto resistenza e sono felici per ciò che mi sta accadendo.

Il mio punto di forza è la preparazione mentale. Fino a qualche anno fa era la mia più grande debolezza: prima, se la mia squadra subiva gol, mi abbattevo, ma dopo averci lavorato molto ora sono diventato estremamente calmo e tranquillo nonostante gli eventi avversi.

Gli idoli e i rituali

Ho un idolo assoluto ed è ovviamente Messi perché è un marziano, un giocatore fuori dal comune. Nel mio ruolo mi ispiro molto a Pirlo e Zidane, anche se so che per arrivare ai loro livelli devo lavorare duramente e sacrificarmi molto, ma sperare mi dà motivazioni. Ogni volta che scendo in campo faccio il segno della croce e guardo il cielo per ricordare mio nonno.

Il sogno

Infine ci puoi dire qual è il tuo più grande sogno? “Si, come tutti un sogno ce l’ho, ma è veramente difficile da avverarsi: l’Avellino in serie A per diverse stagioni con ambizioni importanti di classifica e con me nel cerchio di centrocampo con la fascia di capitano al braccio.”

Abbiamo congedato Sabino facendogli gli auguri per il futuro con l’obiettivo di sentirci nuovamente per parlare dell’impresa dell’Italia C6 in qualche grande torneo internazionale.

Ciao Sabino Sole, il futuro italiano.